La banalità del male
A proposito di efferatezze : Annah Arendt, nel suo libro "La banalità del male" 51 anni fa ha scritto: "Quel che ora penso veramente è che il male non è mai 'radicale', ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso 'sfida' come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua 'banalità'. Solo il bene è profondo e può essere radicale".
La Harendt fece queste considerazioni assistendo al processo contro il gerarca nazista Adolf Eichmann. Cercare di non essere banali e prevedibili, di fronte a certe tragedie, forse è il modo giusto per onorare le vittime e rispettare il dolore dei loro cari. E anche per non sprecare il nostro legittimo orrore.
fara | 18/06/2014 ore 00:43:59